mercoledì 5 agosto 2009

Oltre Cartesio: intrinseca onnipresenza dell'essere

http://caderno.josesaramago.org/2009/08/04/patio-do-padeiro/
http://quadernodisaramago.wordpress.com/2009/08/04/patio-do-padeiro/

Come l'erba sono i giorni dell'uomo,
come il fiore del campo, così egli fiorisce.
Lo investe il vento e più non esiste,
e il suo posto non lo riconosce.

(Sal 102,15-16)

Luoghi e persone sembrano morti e passati. Non esistono più quei luoghi, quelle persone, e l'ombra del rimpianto vela gli occhi di chi, per nostra stessa natura, è sensibile all'amarezza del ricordo, fragile all'impermanenza delle cose. Ma il tempo non è lineare: siamo costretti all'illusione della consuetudine di considerare il passato dietro di noi, e il futuro davanti. Invece tutto accade contemporaneamente e nello stesso luogo: mentre scrivo il mio corpo è sparso in atomi che si combinano ad erba, stelle, pietre e polveri; mentre scrivo sono neonato in braccio a mia madre, scendo da un treno, cammino in un bosco, cado da un albero, raccolgo la legna, e sono intanto in ogni altro luogo e tempo. Sono polvere fredda intorno a Giove, nuvola sul mare, veicolo di civiltà remote, scala di legno a Mohenjo-daro, sabbia di deserto, brodo di pollo, urina di topo, fossile rosso, sangue di gabbiano. Non c'è niente prima né dopo di me, perché io sono, anche quando non penso: ho pensato, e ormai sono stato; quindi sono ancora, continuo ad essere, eternamente e ovunque.

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