venerdì 22 maggio 2009

Progetti per il futuro

http://caderno.josesaramago.org/2009/05/22/mayores/
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E' abbastanza evidente che siamo in troppi su questo pianeta, ed appare altrettanto chiaro lo stretto legame tra la sovrappopolazione della Terra e tanti dei suoi problemi: dalle disparità tra nord e sud ai collassi ambientali, dal fallimento dell'utopia comunista alle periodiche crisi del capitalismo, gli sconvolgimenti sistemici devono sicuramente molto alla quantità di gente che rosicchia questo grande globo di formaggio. Temo si tratti di un problema che prima o poi dovrà essere affrontato, e ho paura che la sua soluzione non sarà politica, ma atomica.
Intanto contiamo gli anni, le guerre, le crisi economiche, le scoperte, i traguardi e i fallimenti dell'uomo, e vediamo che man mano che la popolazione giovane dell'occidente boreale diminuisce, gli anziani aumentano. E' tipico delle società del benessere, dove si fanno meno figli e si vive più a lungo: in altre nazioni meno fortunate non si fa in tempo ad invecchiare, spesso neanche ad arrivare alla gioventù.
Ovviamente in tutto il mondo, in Italia come altrove, i vecchi a volte destano ammirazione, pena, rabbia, tenerezza o ilarità, e ci sono anche anziani che stanno bene se escludiamo le campagne cinesi, le baraccopoli indiane e sudamericane, tutte le zone di guerra che ci circondano come gangli febbricitanti, e tutte le altre situazioni estreme in cui i vecchi spesso si limitano a sopravvivere come le entità più fragili e distruttibili, insieme alle donne e ai bambini. A star bene mi sembrano soprattutto quelli con dei progetti da (iniziare o continuare a) realizzare, il che è probabilmente una legge universale di tutti gli esseri umani, ma che si applica specialmente a chi ha ancora relativamente pochi anni dinanzi a se'.
I medici della terza età a volte consigliano di trovare "qualcosa da fare" invece di stare davanti alla tv, ma le parole crociate non sono una soluzione, a meno di voler diventare campioni del mondo di enigmistica; al contrario gli anziani hanno bisogno di fare cose vere, ambiziose e di loro desiderio, e non di afferrarsi a pretesti terapeutici che riempiano le loro ore come piume di un cuscino da buttare via ogni sera. Lo studio è sicuramente una possibilità: c'è chi studia qualcosa perché gli interessa, chi perche' pensa che la userà; in entrambi i casi si sta guardando al futuro, e il segreto consiste proprio nel dimenticare l'età anagrafica e non pensarci affatto. Berlusconi è un buon esempio: è del 1936, quindi ha 73 anni, ma l'età è l'ultima delle sue preoccupazioni. Passa le sue giornate da una riunione all'altra, da una donna all'altra, da un aereo all'altro, incontra e si scontra con capi di stato e giornalisti, parla fluentemente francese e inglese, si aggiusta il trucco di nascosto davanti a Confindustria, comanda a bacchetta il parlamento e tiene un piede in tribunale, uno in Mediaset e uno in polica. Non voglio parlare di come si sta comportando in Italia (mi impongo di non farlo, non ora): quello che mi interessa è solo dire che è un anziano che trova straordinarie energie ed entusiasmo per i propri scopi, e mostra una determinazione incrollabile verso la realizzazione dei progetti che gli frullano per la testa. Verrebbe da dire che è un peccato che rivolga tante energie alla sua 'roba' come il Mazzarò di Verga ma - ripeto - non è questo il punto. La questione è che se gli togliessero i suoi progetti, probabilmente Berlusconi avvizzirebbe come un ramo secco. Lo stesso vale (limitandoci a chi sta in Italia) per Margherita Hack (1922), Rita Levi-Montalcini (1909), Giulio Andreotti (1919) e tanti altri perfetti sconosciuti.
Sarebbe immorale ignorare o negare il bisogno innato dell'uomo di coltivare il proprio futuro a prescindere dall'età, ma naturalmente imporre a un anziano, o a qualunque essere umano, di trovarsi dei sogni da realizzare è come tentare di costringere un cavallo a bere: le ragioni di vita, ognuno se le trova o costruisce da sé.

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