mercoledì 20 maggio 2009

Cervello interfaccia

http://caderno.josesaramago.org/2009/05/20/um-sonho/
http://quadernodisaramago.wordpress.com/2009/05/20/un-sogno/


Non e' inusuale incontrare in sogno una persona ed essere certi della sua identità senza averla mai incontrata. Lo stesso accade per i luoghi, il tempo, le circostanze: molto spesso nel sogno sappiamo esattamente dove - e quando - ci troviamo, e se ne siamo all'oscuro e' per una ragione ben precisa, quasi mai perche' siamo ignoranti rispetto al posto o alla situazione. I nostri sensi nella realtà del sogno non hanno il valore inestimabile dell'ancora che ci lega e relaziona a cio' che ci circonda nella realtà della veglia: la nostra mente ha semplicemente (in una certa misura) delle facoltà, dei poteri che ci appaiono a volte così spontanei da sembrare innati e naturali, come se da sempre fossero parte di noi. Ho la mia teoria sul perché questo avvenga.
Chiudiamo per un attimo il sussidiario delle elementari e immaginiamo (personalmente non farò alcuna fatica a immaginarlo, perché ne sono convinto da molto tempo) che il nostro cervello non sia affatto la sede e l'organo del nostro pensiero, e che la nostra autocoscienza e i nostri pensieri - che qualcuno potrebbe chiamare Mente, oppure Anima, o Spirito - risiedano altrove (magari dovunque nell'universo spazio-temporale, o presso Dio, non so); infine immaginiamo che la funzione del cervello umano sia semplicemente (si fa per dire) di interfacciare la nostra Mente e relazionarla al mondo esterno, come un traduttore simultaneo Mente-Mondo (continuo a usare la parola "Mente" ma - ripeto - ognuno la chiami come preferisce).
Tra le implicazioni di questa immaginifica teoria, emerge che i nostri sensi sarebbero forse limitati da un'interfaccia-cervello molto povera rispetto al potenziale della nostra Mente, e per giunta usata poco e male (da qualcuno direi malissimo). Quando pero' riusciamo a "disabilitare" (pur parzialmente e temporaneamente) l'interfaccia, ovvero a tagliare i ponti con il pensiero cosciente e gli impulsi esterni, con la sola Mente raggiungiamo forme inaspettatamente elevate di consapevolezza e conoscenze apparentemente impossibili: e' il caso dell'ipnosi, della meditazione, del remote viewing, degli stati di coscienza alterati da alcuni tipi di stupefacenti, e forse anche il caso del sonno. Dormendo lasciamo il cervello a riposare e ricostruire, a catalogare automaticamente gli impulsi acquisiti durante la veglia, e nel sogno la nostra immaginazione - libera dal limite di tradurre i sensi e senza alcuna necessità di interfacciarsi al reale - è abituata a lavorare come la nostra Mente e muoversi su scala illimitata, a volte apparentemente onnipotente e comunque su binari slegati dal reale. Pare poi che con l'età i sogni diventino sempre più pratici e concreti, meno magici e surreali: l'influenza della realtà cosciente finisce per permeare anche l'immaginazione notturna, tarpandole un po' le ali; ma questo e' probabilmente molto soggettivo.
Perche' invece sognamo una cosa piuttosto che un'altra, proprio non so: serve davvero il tempo di medici, psicologi e antropologi per rispondere a questa domanda.

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