venerdì 3 luglio 2009

Scrivere

http://caderno.josesaramago.org/2009/07/02/traduzir/
http://quadernodisaramago.wordpress.com/2009/07/02/tradurre/

Scrivere è tradurre, anche quando stiamo utilizzando la stessa lingua: è proprio vero che si tratta di portare sulla carta tutti i possibili frammenti che riusciamo a raccogliere di un'idea. Il motore-idea (o spesso il motore-esperienza) che ci spinge a sondare un foglio o uno schermo bianco nasce in uno stato di grazia perfetta, quasi di (relativa) completezza, che poi si sfalda rapida e inafferrabile come un osso di seppia.
Se tradurre è trasportare (trans+ducere), scrivere ricorda l'azione di preservare e trattenere il più possibile del carro pieno d'acqua che stiamo tentando di portare dalla fonte alla mensa. Comunque sia, la differenza tra il carico iniziale e quello finale è spesso abissale: si parte con un patrimonio immenso, cristallino, ricchissimo, e a volte si arriva alla meta con poche goccioline.
Limitatezza implicita degli strumenti linguistici? O limitatezza dell'interfaccia che interpreta e traduce l'idea iniziale? Spostiamo, nutriamo e generiamo tutti delle idee straordinarie, incommensurabili, potentissime nei loro intenti e nella loro natura, ma arrivate ai sensi l'interfaccia ce le lascia solo intravedere, come in sogno. Quando infine arrivano sul foglio è come disegnarne l'ombra, proprio come scriveva Pindaro: ombra di un sogno è l'uomo. Figuriamoci quello che scrive.

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