mercoledì 3 giugno 2009

Viaggiare fermandosi

http://caderno.josesaramago.org/2009/06/03/viagens/
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Maupassant scriveva: Ho spesso seguito Claude Monet alla ricerca di impressioni. Non si trattava più di un pittore, in verità, ma di un cacciatore. Si spostava seguito da ragazzini che portavano le sue tele, cinque o sei tele che rappresentavano lo stesso soggetto a orari diversi e con effetti differenti. Vi lavorava e le abbandonava ad una ad una, a turno, seguendo i cambiamenti del cielo.

[J’ai souvent suivi Claude Monet à la recherche d’impressions. Ce n’était plus un peintre, en vérité, mais un chasseur. Il allait, suivi d’enfants qui portaient ses toiles, cinq ou six toiles représentant le même sujet à des heures diverses et avec des effets différents. Il les prenait et les quittait tour à tour, suivant les changements du ciel]*

Nel 1873 Monet stesso annotava sul suo taccuino: "tutto cambia, persino le pietre", e si metteva davanti alla cattedrale di Rouen dipingendo numerosi quadri contemporaneamente: ad ogni cambiamento di luce, cambiava tela, inseguendo l'Impressione come Achab dietro a Moby Dick.
Viaggiare mi pare simile a dipingere un quadro, o a catturare una preda, ma fermarsi a lungo in un luogo significa davvero rincorrere l'Impressione, inseguire l'unica Balena Bianca: forse è solo fermandosi che l'inseguimento può cominciare.
Un conoscente mi racconta spesso dei suoi lunghi spostamenti, delle cose meravigliose e incredibili che ha visto. Ha compiuto in lungo e in largo ogni forma di viaggio, dallo zaino in spalla sotto il sole del deserto, alla sacca sotto i sedili di autobus scarburati, dai sedili imbiancati di salsedine dei traghetti a quelli sudici di taxi arrugginiti, dalle panchine scrostate di vecchie stazioni alle poltrone imbottite di alberghi di lusso.
In uno dei tanti porti in cui è approdato si è fermato a lungo, e quando ne parla il suo racconto si fa un po' confuso, come se le parole non riuscissero a esprimere a fondo quello che ha visto e sentito. Mi racconta di come, fermandosi per anni in quel luogo, si sia trovato più vicino che mai a cogliere l'essenza di un paese straniero. Ogni anno che vi trascorrevo - mi spiega - era scandito da momenti dapprima incomprensibili, che poi finii per aspettare con l'ansia misteriosa di un appuntamento segreto. Quelli che mi erano sembrati eventi alieni e apparentemente inavvicinabili, mi si svelarono gradualmente in un modo nuovo e inaspettato; non furono guide o libri a spiegarmi cosa accadeva intorno a me, ma piuttosto un meccanismo spontaneo che è forse innato ad ogni essere umano: lontano dal mio paese e dalle mie abitudini, ero come un bambino che comincia a distinguere da se' la realtà che lo circonda. Cominciai dagli odori, dai sapori e dai colori: in ogni periodo dell'anno, gli stessi luoghi assumevano un aspetto un po' diverso [come la cattedrale di Monet - mi viene in mente]. Dopo vennero le temperature: senza guardare il calendario, e senza mai sbagliare di più di due giorni, sapevo che eravamo vicini al Giorno del Mare, o alla Festa delle Lanterne. Uno stupore rinnovato accompagnava ogni anno le stesse ricorrenze, che vivevo ogni volta con maggiore consapevolezza: laddove prima vedevo un oscuro esotismo, ora scoprivo una straordinaria semplicità e un profondo attaccamento che sorprendeva anche me. La quotidiana esposizione a quell'ambiente mi stava aprendo gli occhi: ora capivo le parole della gente, i dolci di riso e i rami di pino appesi alle porte, guardavo le donne portare il sale al tempio ed esporre le bambole per la Festa delle Bambine, la sera aspettavo che le strade si riempissero di kimono, di luci e di gente. Guardavo i fiori di ciliegio d'aprile e le foglie rosse d'autunno con una solennità che non sapevo di possedere, e nelle feste estive mi immergevo nell'ambiente intorno a me come un camaleonte: tra le piante e le lanterne sul fiume, cercavo di cogliere qualcosa che mi sfuggiva come un fumoso spirito shintoista, e non ho mai capito di cosa si trattasse. Se la vita non mi avesse spinto ad andare altrove e tornare al mio paese, forse sarei ancora là, a continuare a cercare.

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