giovedì 20 agosto 2009

Melancolia I

http://cuaderno.josesaramago.org/2009/08/20/789/

Se pensando a Eduardo Lourenço può venire in mente la Melancolia I di Albrecht Dürer in modo irresistibile e automatico, in modo automatico e irresistibile vedendo la Melancolia - senza aspettarmi di incontrarla - mi sono venute in mente tante altre cose, tutte insieme, come un tuffo proustiano nel passato: Juvarra, Bulgakov, Merlot e Cabernet, Tè del Darjeeling, la Compagnia di Gesù, dizionari di cinese, talismani taoisti, l'odore dei canali e della nebbia sulle fondamenta.

Dieci anni fa, guardavo molto spesso quest'incisione meravigliosa: in un appartamento del ghetto di Venezia ne parlavo per ore con Elisabetta, come se lei - storica dell'arte - potesse svelarmi il senso non delle figure e dei tanti simboli, ma dello sguardo furiosamente e struggentemente intento. Devo renderle atto di averci provato con ogni mezzo, per quanto trovi che gli occhi della Melancolia siano un mistero di inspiegabilità, imperscrutabilità e potenza che non hanno nulla da invidiare alla tanto blasonata (bella ma non così misteriosa) Monna Lisa di Leonardo.

Davvero questa piccola grande opera può suscitare la melancolia il cui titolo promette di ritrarre. Mi provoca quasi un timore revenziale di provocarla, come un grande Angelo Nero e fosco, personaggio terribile e minaccioso, miniangelo spazzacamino.

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